Tesori in frantumi

Una voce dall'abisso

Archivi per il mese di “marzo, 2013”

Commento che ho scritto sul blog dell’onorevole Maurizio Lupi. Forse le mie obiezioni fanno troppa paura al Pdl.

ERRATA CORRIGE: HO DOVUTO MODIFICARE IL TITOLO PERCHE’ HO SCOPERTO ADESSO CHE IL MIO COMMENTO NON ERA STATO CANCELLATO. iNFATTI, L’ONOREVOLE LUPI O CHI PER LUI MI HA SCRITTO PER INFORMARMI CHE PROBABILMENTE IL MIO COMMENTO E’ STATO CANCELLATO PER ERRORE. COMUNQUE IL CNTENUTO DEL MIO COMMENTO RESTA VALIDO E LO PRESENTO DI SEGUITO.

iL 1 MARZO MI E’ ARRIVATA UNA NEWSLETTER DALL’ONOREVOLE MAURIZIO LUPI, CHE HO SEMPRE REPUTATO UNO DEI POCHI AFFIDABILI I TUTTO IL PARLAMENTO.

ASPETTO IL TUO COMMENTO SUL BLOG > http://www.mauriziolupi.it/governo-italia-partiamo-da-cose-da-fare-subito/
Riteniamo che la coalizione Pd-Sel debba proporre un governo del Paese; con il Movimento 5 stelle? Se così vogliono è legittimo. Ma facciano chiarezza al più presto!
L’Italia non può certo attendere le tattiche della vecchia politica: con il voto gli italiani hanno bocciato le politiche di solo rigore e austerità del governo dei tecnici e chiedono la riduzione dei costi della politica e provvedimenti urgenti per abbassare le tasse su imprese e famiglie.

VISTO CHE ASPETTAVA IL MIO COMMENTO, L’HO SCRITTO PRONTAMENTE.

Parliamo di cose concrete? Eccone una concreta concreta, di matematica elementare:

come si fanno a tagliare le tasse se non si taglia quell’enorme spreco che ha nome di spesa pubblica?

Diciamoci la verità: il novanta per cento dei posti di lavoro statali sono completamente inutili.  Si farebbe prima a pagare gli impiegati statali per scavare le buche e per ricoprirle.

In effetti, tutti i politici, quelli del pdl compresi, credono alla favola keinesiana secondo cui per “stimolare” l’economia bisogna pagare la gente per scavare le buche e ricoprirle. Ma gli enormi debiti pubblici che si stanno mangiando l’Occidente dimostrano che la favola keynesiana non funziona.

La matematica non è una opinione: se si tagliano le tasse, bisogna tagliare la spesa pubblica. Ostinarsi a conservare una spesa pubblica improduttiva così mostruosamente alta e contemporaneamente tagliare le tasse è un imbroglio.

Quindi, il programma del Pdl (tagliare tasse sul lavoro, tagliare le spese della politica eccetera) di per sé è giusto, ma incompleto, perché manca un solo accenno al taglio della spesa pubblica.

Non possiamo andare avanti a mantenere a spese nostre un impiegato statale ogni tredici lavoratori produttivi del settore privato. Quell’impiegato improduttivo ogni tredici lavoratori produttivi  deve essere licenziato e costretto a cercarsi un lavoro vero. E’ più utile alla società come lavapiatti che come timbracarte che fra un timbro e l’altro si trastulla su Facebook.

Lo so, lei queste cose non può dirle, anche se sa che sono vere, perché perderebbe quel voto su tredici, e non entrerebbe mai in parlamento. Ma occorre coraggio, occorre dire le cose come stanno ed entrare in guerra contro i parassiti. La Thatcher ce l’ha fatta, ed è stata ripetutamente votata.

Tornando al Pdl, ormai ho la certezza, tristissima, che il Pdl ci ha imbrogliato per venti anni: usava un linguaggio liberale ma poi in segreto praticava lo statalismo. Ho aperto gli occhi quando Giannino – che senza lauree vale dieci volte Berlusconi – ci ha fatto vedere che sotto il Pdl tasse, spesa e soprattutto debito sono cresciuti.

Ma quello che proprio non posso accettare, è sentire esponenti del pdl che in tv dicono “il neoliberismo ha fallito”.

E no, questo è troppo: è il sintomo di una inaccettabile ignoranza. Il liberismo infatti non è mai stato applicato da nessuna parte, tanto meno negli Usa. Se avessero studiato un minimo, i pidiellini saprebbero che anche la crisi  finanziaria del 2008, iniziata dai subprimes, fu causata non dal liberismo ma dal contrario del liberismo: dal controllo dello stato sulla banca centrale. Nel 2001 la Fed abbassò i tassi di interesse in maniera scellerata su consiglio degli economisti statalisti-keynesiani, secondo i quali l’abbassamento artificiale dei tassi di interesse funzionerebbe come “stimolo” all’economia. E infine saprebbero che tutte le banche sono crollate una dopo l’altra, a partire dalla Lehman Brothers, perché un certo Clinton, presidente della sinistra keynesiana, nel 1999 fece cadere per legge ogni distinzione fra banche d’investimento e banche d’affari.

Ancora più inaccettabile, ancora più scandaloso, è il fatto che il Pdl diffonda la favola anch’essa keynesiana secondo cui “il debito è sostenibilissimo, basta stampare moneta e permettere alla Bce di emettere eurobond”. No, vedete, la favola del debito sostenibile è finita già da tempo. E non provatemi a citare il Giappone col suo 220% di debito. Infatti, secondo gli economisti seri (i cui articoli non vengono tradotti in italiano perché ai politici italiani non fa comodo) il Giappone non potrà andare avanti più di qualche anno con la politica keynesiana  basata appunto sull’emissione di moneta creata dal nulla e la vendita all’ingrosso di titoli sovrani ai suoi stessi cittadini. Il Giappone è in stagnazione da più di venti anni e c’è chi è sicuro che fra poco entrerà in recessione permanente.

(cfr. Francesco Simoncelli, Zombizzazione e conomica)

Ma Berlusconi queste cose non le vuole sentire e soprattutto non le vuole dire, perché perderebbe i voti di quell’italiano su tredici che campa alle spalle degli altri italiani.

Ciò detto, che importanza può avere un governo stabile? Comincio a credere che sarebbe meglio non avere nessun governo, come in Belgio, dove l’economia non a caso va bene.

Quindi, che Bersani faccia o non faccia l’alleanza con M5s oppure col pdl, non cambierà molto perché tutti e tre i primi partiti d’Italia, Pdl compreso, sono partiti statalisti di sinistra. A questo punto, spero soltanto che il default avvenga veramente, che l’Italia finisca davvero come la Grecia. E naturalmente, spero che frau Merkel tenga duro, e non conceda mai la truffa degli eurbond. Così quando avremo toccato il fondo, la gente si renderà conto che la spesa pubblica deve essere tagliata all’osso e potremo finalmente cominciare a risalire a rivedere le stelle.

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